lunedì 19 luglio 2010

Razzismo, intolleranza e vittimismo

Questo post è decisamente particolare, si scontra con il titolo del blog perché di "Happiness" non mi riesce di vederne tanta.
Ieri pomeriggio (domenica 18 luglio) sono andato in piscina con compagna, figlia e la cuginetta undicenne della mia metà.
La scelta è caduta su una piscina al coperto perché quelle all'aperto erano inavvicinabili a Milano.
Si arriva e faccio subito la mia beella figura ovvero parto alla bersagliera verso la porta dello spogliatoio. Peccato che era quello delle donne, eheheheh. Vengo cortesemente ripreso dal cassiere e ci facciamo una grassa risata riflettendo sul fatto che, visto chi mi accompagna, non sarebbe stato molto salutare per me perseverare nell'errore... di spogliatoio.
Anyway, entro nello spogliatoio giusto, mi cambio ed esco. Con tutta la truppa ci dirigiamo verso la vasca dei piccoli, piuttosto affolata ma gestibile mentre guardo, con libidine, la vasca grande con corsie semi-deserte... Slurp, evvai che si nuota.
Si cominica dalla vasca piccola, dentro le donne più grandi, la piccola invece cincischia, vorrebbe entrare ma ha paura ma con calma e pazienza riesco a coinvolgerla e a farla nuotare con la sua ciambella.
Nel mentre che si "nuota" con le piccole e la compagna abboza esercizi di "acquagim" mi guardo intorno per vedere chi sono gli abitanti di quel piccolo paradiso rinfrescante e vedo un gruppetto di cinesi, qualche sudamericano e una coppia nordafricana, forse egiziana, con due figli che giocano piuttosto animatamente ma entro i canoni del vivere comune.
Mollo le donne e mi scaravento nella vasca grande, adibita e riservata al nuoto, e mi ritrovo l'egiziano di cui sopra che nuota facendo un casotto incredibile andando da una parte all'altra della corsia e rischiando ogni volta scontri frontali con altri nuotatori. Non contanto si ferma e strilla a figli e moglie nella vasca piccola battute scherzose. Gli assistenti bagnanti (di seguito bagnini) continuano imperterriti a parlare al telefono e a raccontarsela.
Nel momento in cui il suddetto personaggio decide di tornare nella vasca piccola, proseguo tranquillamente il mio nuotare ascoltando e annotando mentalmente tutti i dolori, scricchiolii e ammennicoli vari del mio corpo, recriminando con me stesso per aver smesso di fare attività fisica da troppo tempo ma il "vil danaro" mi aveva condizionato troppo perchè potessi anche solo permettermi il costo del biglietto d'ingresso.
Dopo una serie di vasche che mi hanno fatto tornare più giovane e a farmi immaginare come un potenziale "Phelps" inespresso e ormai bolso, ritorno nella vasca piccola con la truppa che ormai era perfettamente a proprio agio nell'acqua e nel divertimento.
Qui avviene il fattaccio.
L'allegra famigliola di cui sopra ha deciso che vuole giocare a "torello" con un bracciolo nella vasca piccola nella quale si sono aggiunte anche due coppie di italiani di cui una con un bimbino decisamente piccolo che passava tutto il tempo a ridere a crepapelle per gli schizzi.
Fino a quando in mezzo stava uno dei bimbi non c'era problema, solo la mamma ha rischiato di travolgere la mia piccola ma la cosa si è risolta in tranquillità, senza problemi, e noi tutti ci siamo spostati più in là. Il problema è arrivato in tutta la sua dimensione nel momento in cui il padre, all'interno di questo torello, si è slanciato per cercare di raggiungere il bacciolo e, ovviamente, nel ricadere, ha generato uno tsunami proprio sulla faccia della mia compagna.
Fatto salvo che neanche si è preoccupato di scusarsi ma ha aumentato il suo agitarsi, tutto si è fermato nel momento in cui la mia metà ha iniziato a snocciolare un rosario di accidenti degni di un camallo genovese.
Qui mi allaccio al titolo. Nel giro di altrettanti pochi secondi questo omone, stessa stazza mia ovvero almeno 1.85 di altezza per almeno 100 kg di peso, inizia a sbraitare, anzi strillare: "Basta bambini, non possiamo più giocare. Siamo in una piscina e non si può giocare" e così via mentre i bagnini sono sempre impegnati nel loro non fare. A questo punto intervengo: "Guardi che nessuno ha detto che i bambini non devono giocare, semmai è LEI che deve fare attenzione". Parole cadute nel vuoto in quanto continuava nel suo comizio. Al che si gira e comincia una tirata su intolleranza razzismo e, alle mie spalle, sento a malapena un "Straneiro del cazzo" che non riesco ad identificare. Evidentemente le orecchie del tipo erano ben sintonizzate su queste parole perché mi chiede, a muso duro: "Cosa hai detto? Parla chiaro senza borbottare". Nella migliore tradizione dell'improvvisazione teatrale riesco a produrre una frase coerente con i suoni delle parole sibilate dietro di me. "in ogni caso non vuoLe capire, Le ho detto che il problema non sono i bambini ma LEI che salta. La vasca è piccola e ci sono creature anche più piccole che potrebbero farsi male" ma questo prosegue imperterrito mentre i bagnini iniziano a girare timidamente la testa per osservare (ho visto bradipi reagiro molto più rapidamente, lo giuro).
"Senti Barbara, lasciamo perdere. Non vuole ascoltare e preferisce fare del cinema, spostiamoci di qualche metro più in là e lasciamo perdere". Recuperiamo bimbolandia e ci spostiamo.
Una cosa che mi fa andare in bestia è quando qualcuno continua un comizio nonostante la controparte se ne sia andata e abbia manifestato palesemente di non voler proseguire la discussione.
Il tizio in questione continuava a sbraitare di far legare i bambini con la catena come i cani così non avrebbero creato problemi, fare muri per contenere gli spazi e i bambini più alcuni improperi con evidenti sottointesi alla mia persona.
A questo punto mi sono girate a tal punto che sembravo un aliscafo nella piscinetta. Ho adeguato il mio tono di voce a quello di questo Agit. Prop. da quattro soldi e gli ho urlato a 20 cm. dalla faccia tutto quello che non aveva capito e/o voluto ascoltare in precedenza ma insisteva a strillare ancora più forte e io alla pari alzavo il mio tono.
In quel momento ci fu una apparizione, degna di un santuario mariano a scelta... Comparve uno dei bagnini per cercare di capire, come se non si fosse sentito nulla di quanto detto, quanto era accaduto e stava accadendo. Con un insolito spirito diplomatico la mia metà è intervenuta mentre io continuavo il monologo con l'altro e si è messa a parlare con il bagnino in questione. Nel giro di qualche minuto la cosa si è risolta, l'artista del vittimismo razziale ha ascoltato quanto gli veniva detto e ha capito il mio intervento, con me assente in quanto ero occupato a far stare tranquille le altre ragazze del mio gregge mentre la compagna faceva l'Andreotti del momento. Finita la cosa siamo riusciti ad avere l'attenzione del bagnino per altri 3/5 minuti e poi tutto è tornato alla normalità.

Nonostante questa parentesi tutto si è svolto alla grande ma resta il fatto che è stato creato un ambiente tale per il quale è molto più facile fare la vittima piuttosto che ragionare e capire. L'insulto al mio interlocutore non ho ancora capito adesso da dove sia arrivato, certamente non mi ha aiutato e mi ha messo in posizione di torto. Resta il fatto che ha fatto di tutto per crearsi un consenso giocando sull'aspetto razziale piuttosto che cercare di chiudere la cosa tranquillamente e facilmente.
La cosa mi preoccupa non poco

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