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venerdì 27 luglio 2012

Motori di ricerca e Social Media Marketing, due mondi che si incrociano sempre di più


L'inbound marketing è al centro di una interessante evoluzione. Storicamente, la ricerca (search) è stata una delle principali fonti di traffico e contatti per le aziende che sfruttano il marketing online. La ricerca, e i motori di ricerca, sono ancora una fonte enorme di potenziali clienti, ma lentamente, i social media stanno progressivamente aumentando in importanza come piattaforma di marketing. La distinzione importante da fare è che la ricerca e il sociale non sono le forze in competizione. Invece, questi due aspetti dell'inbound marketing possono lavorare insieme per amplificare i risultati l'uno dell'altro.


Risolvere lo stesso problema
La chiave per comprendere che ricerca social media marketing devono lavorare insieme è quello di pensare al problema che devono risolvere entrambi ovvero la scoperta di informazioni. Le persone usano Google per trovare una risposta a una domanda. Altre persone usano i social media per scoprire le risposte alle domande che non hanno ancora pensato. Tuttavia, le differenze tra i motori di ricerca e le piattaforme di social media tendono a ridursi sempre di più. Per esempio, Facebook fa della ricerca in rete una delle sue caratteristiche principali. Dall'altra parte, Google ha profili e +1 in uno sforzo per essere più social. In ambito marketing, come si possono integrare i nostri sforzi in entrambe le piattaforme?
Qui di seguito sette suggerimenti per iniziare ad integrare al meglio i due mondi e renderli sempre più compatibili e vicini.


7 Ways to Integrate Search Engine and Social Media Marketing
1. Social Sharing Buttons on Your Website - It may seem simple, but search engines like Google are starting to use social media sharing data to influence search rankings. As a marketer, it is critically important to have social media sharing buttons on your blog and website to encourage visitors to share content in social media. These buttons will not only help to increase traffic from social media but will also play an important role today and in the future for ranking positions in search engines.
2. Integrated Keyword Strategy - As I mentioned earlier, the line between search engines and social media platforms is blurring. Take the keyword strategy you are using for your website and apply it to your social media engagement when appropriate. This doesn't mean cramming tweets full of keywords. Instead, be aware of how you are wording social media messages. By incorporating keywords into social media content, you can increase the reach of your messages.
3. Include Links in Social Profiles - The links in social media messages such as tweets and Facebook status updates are traditionally no-follow links. This means they don't pass any SEO authority to the site they're linking to. While this is starting to change, it is important to understand that the URL in the actual bio of a social media accountis a follow link. Keep this in mind, and make sure you are taking advantage of these extra links.
4. Incorporate Links Into Video and Presentation Content - Some of the most powerful social media platforms are those that facilitate content sharing, such as YouTube for video and SlideShare for presentations. When sharing content on these types of networks, be sure to share links to related blog posts or other content on your website. Yes, this will increase traffic to your website, but it will also help build new inbound links. When someone writes a blog post about your content, it is likely they will also include a link from the presentation, simply because it is the "easy" thing to do.
5. Optimize Social Profiles - Think of social media profile pages as extensions of your website. In the same way that you would optimize website pages for page titles and keywords, audit your social media profiles to ensure they mirror the search engine optimization strategy of your website.
6. Build Links and Social Media Reach - Search engine optimization has long been about inbound links to your website. While inbound links are still really important, a secondary metric for marketers looking to increase search traffic should be social media reach. As we talked about earlier, social media data is becoming a factor in search engine rankings. In order to get more people to share your content in social media, you need to increase the number of fans or followers of your account. By doing this through quality content creation and engagement, you will not only build social media reach but also inbound links.
7. Establish New Relationships - The web is now a social communications channel. Similar to sales, relationships are huge for driving inbound links and social media attention. Building relationships using social media can open opportunities for guest blog posts and other link-building opportunities.

What other tips would you add to this list?

Per scaricare l'eBook collegati qui

Fonte: HubSpot's Inbound Internet Marketing Blog
Photo Credit: Jeffrey Beall

lunedì 25 giugno 2012

Social Media Marketing, la ricetta per un successo a lungo termine

Uno studio pubblicato da Social Media Examiner fa scoprire alcune interessanti statistiche riguardo il comportamento dei marketers professionali nello sfruttare i social media nel 2012.

Questo studio ci fa sapere che il 59% dei professionisti del marketing utilizza i social media per 6 ore o più alla settimana, il 33% li utilizza per 11 ore o più mentre circa un 15% li utilizza per più di 20 ore.

Lo studio non copre solo gli aspetti "temporali" ma da anche i parametri di successo delle campagne organizzate dai marketers:

- 69% degli intervistati ha riportato un incremento del traffico.
- 58% ha avuto un incremento di contatti.
- 40% ha riportato un incremento nelle vendite attribuibili alla campagna di social media marketing

Questo dato pone alcune domande: Come hanno fatto questi marketers a produrre questi risultati? Che cosa non ha funzionato per circa il 31% degli intervistati che non ha visto un aumento di traffico? Cosa non si fa che gli altri stanno facendo?

Ci sono diversi fattori in gioco, ma tutti indicano una motivo generale: il successo attraverso il social media marketing non avviene durante la notte: è un investimento che richiede tempo e lavoro.

L'articolo, in inglese, è di Hubspot Blog e l'autore è Melissa Miller. Per leggere tutto l'articolo fai click su questo link

lunedì 18 giugno 2012

Social Media Marketing, 26 tesori nascosti che mai avresti immaginato esistessero

Quanto leggerete qui di seguito, per alcuni, saranno informazioni già conosciute ed utilizzate mentre per altri potrebbero essere una bella ed utile scoperta. Questa vuole essere una introduzione "di base" al mondo del Social Media Marketing, un socchiudere la porta, ad una serie di segreti per poter ottimizzare un'azione di marketing con i social media, integrandoli tra loro.


Questa guida abbraccia tutti i social principali ovvero Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Pinterest e Foursquare.


Un sacco di trucchetti e consigli sono stati pubblicati attraverso il web per aiutare a trasformare i social media in un canale di traffico e generatori di contatti. Ma anche con tutte queste informazioni, ci sono ancora alcune cose che non possono essere viste e acquisite senza il giusto tempo per curiosare nelle reti social.


Il post che leggerete tra poco si occuperà di andare a scovare quelle piccole cose e situazioni che si annidano ai margini dei social, situazioni che permetteranno di migliorare le nostre campagne di social media marketing e tutto questo grazie all'esperienza di alcuni marketers perfettamente "navigati" che condividono la loro esperienza.


Il testo è in inglese e la fonte è Hubspot Blog ed è stato scritto da Rachel Sprung.


Per leggere il post clicca su questo link, buona lettura.

sabato 18 giugno 2011

6 errori 6 (nostri) nel Social Media Marketing e la soluzione a tutti

Sovraccaricati di informazioni e con tanta voglia di far sapere e conoscere alle volte sovraccarichiamo di informazioni oppure non ne mettiamo abbastanza. Errori di pianificazione, di definizione di obiettivi ed errati "focus". Tante piccole cose che ci possono creare dei problemi. Buona lettura.

6 Social Media Marketing Mistakes…and How to Fix Them



With all of the information out there about social media, it is tough to know what to pay attention to and what to take with a grain of salt.  Yet even with all of this information, we all still make our fair share of mistakes when executing our social media marketing campaigns.
As an owner of a social media-marketing firm, everyday I speak with people who are trying to make the most out of their Facebook and LinkedIn profile, or making their “tweets” count on Twitter.  The following are a few of the most common mistakes that I have seen companies make on social media and what we can do to combat them in the future.
Mistake #1: Lack of Research on the Platform
This is a very important one.  With all of the hype around social media (and also due to the fact that creating accounts is free and easy), many of us are eager to just jump in headfirst.  Keep in mind that social media is a branding and visibility platform and thus needs to carry the right messaging and voice.  Before you go full speed ahead, first see what you are getting yourself into.
I suggest creating a sparse profile and taking the time to look through each site.  Where is your target market?  What is your competition doing right (which can really help you come up with a strategy)?  What applications can be useful?  How are people communicating?  What tools to I have to communicate with my market?  While Facebook, LinkedIn and Twitter can work to everyone’s advantage, if you only have time to manage one or two presences, it is best to be able to pinpoint the right ones and save yourself time and effort.
Top tip: a great way of seeing what sites suit your business is by asking your existing audience via polling.
Mistake #2: Lack of Focus
When you execute an advertising campaign, you know whom you are targeting.  When you do a public relations campaign, you know what market you are trying to reach out to.  When you do an email marketing campaign…. well, you get the point.  Social media is no different.
Social media allows us to target with laser focus, you just need to identify whom you are trying to reach. Once identified, the key is to connect with “meaningful people” not just random people to get “the numbers.”  Come on, why connect with 10,000 people who don’t care about you?  What good does that do?  Find connect and engage with people that matter.  Focus!
Per continuare a leggere l'articolo fai un click sul link / To continue reading the post click on the link

giovedì 9 giugno 2011

Informazione online. Analisi dell'evoluzione Italiana

Un nuovo post del Tagliaerbe estremamente interessante. Da leggere tutto e commentare. Buona lettura.



Analisi dell’evoluzione dell’informazione online in Italia


Dopo le ricerche del 2009 e 2010, più centrate sui blog, da pochi giorni è disponibile una nuova indagine condotta da Human Highway (per Liquida), che questa volta prova ad allargarsi a tutta l’informazione online:

I 5 temi oggetto dello studio sono infatti:
• La domanda di informazione online
• Il ruolo dei blog
• Il ruolo dei social network
• Come si informano gli utenti della Rete
• Come si diffonde una notizia in Rete
[...]

Per leggere come si è sviluppata la ricerca fai un click sul link

Fonte: Human Highway (per Liquida) via Tagliaerbe per Tagliablog

Come preparare e promuovere al meglio un evento in 5 punti

La promozione di un evento è certamente uno dei punti di discussione principali ogni volta che si organizzarne uno. Quali mezzi utilizzare e soprattutto quando cominciare e come proseguire dopo, per non perdere il giusto feeling con chi vi ha partecipato e mantenere il contatto "caldo" al punto giusto.




5 Steps to Planning an Awesome Event With Inbound Marketing

From tweet-ups and other social gatherings to conferences and high-profile events, thousands of events take place every day all over the world. Social media and other inbound marketing tactics can combine into a strategic approach to promoting your event, increasing the hype surrounding it, and attracting the attention of both potential attendees and media.
The message you send to your audience a few months in advance should be much different than the message you send a few weeks or days before your event. By providing remarkable content that keeps attendees on their toes, your potential attendees will be begging YOU for more information. So the question is, “How do you generate interest in an event using the tools that are right in front of you?"


Step 1: Design your event by defining your objectives and strategy.

Before you can utilize any inbound marketing tactics, you must think about what you are trying to accomplish with your event. Do you want to generate more recognition for a company? Do you want to partner with a charitable organization? Do you want to sell your product? Then, clearly outline your MEASURABLE objectives and goals for the event. Do you want to increase revenue of a product by 15%?  Do you want to increase membership by 25%? Once you have these various aspects set, you can begin working on the strategy. 
You can make event planning much easier by creating a timeline with a strategy focused on your objectives and goals. Outline the tasks you need to accomplish in the order they need to be completed. You can't send out invitations to an event without knowing the venue, and you can't tweet about the event until you have information about the theme, speakers, or purpose.    


Step 2: Start generating hype and buzz for your event!

Once the venue, dates, speakers and other details are nailed down, you can begin to use inbound marketing tactics to generate excitement with your current attendees while also attracting new registrants. Think about what you can do to entice people to visit your website to get more information about the event. You may want to secure high profile speakers or confirm a popular venue, but the trick is really to produce valuable content about your event that will keep your attendees asking for me and show others why your event is a “must attend” occasion.
You can blog, tweet, make an event on Facebook or create content in a LinkedIn group, but the key to success is showing that you are a thought leader in your industry. If you are having a conference about mobile technology, discuss trends that are happening in that industry. Write blog posts about current events. Create discussions on Twitter. Comment or post in Facebook and LinkedIn groups that target your audience. Not only will your current attendees enjoy having these discussions before the event takes place, but they will help you grab the attention of potential registrants who might not yet be signed up for your event. Having a solid social media presence can lead the way to a successful event with high attendance. [...]

Per continuare la lettura fai un click sul linkTo continue reading click on the link


Fonte / Source: Rachel Sprung per Hubspot Blog - Photo Credit: Design by Chon

mercoledì 8 giugno 2011

Consigli e idee per sviluppare il proprio business anche se non sei una multi nazionale

Alcuni suggerimenti per le piccole attività che vogliono allargare il loro business attraverso i social media. Ancora consigli da professionisti "d'oltre oceano" utili anche da noi in un mondo sempre più unito dal web. Buona lettura.

5 Social Media Marketing Tips for Small Businesses

This is a guest post written by Tammy Kahn Fennell, CEO and co-founder of MarketMeSuite. MarketMeSuite now has thousands of users and a fast-growing global customer base of small businesses and consultants.
As more and more users flock to social media, small businesses must find a way to use these channels to reach their target markets. It can often seem daunting to cut through the social media clutter; however with these 5 strategies, you’ll be well on your way to social media marketing success.

1. Narrow Your target

For small businesses, it's important to connect with people in your geographic area, especially if you are a brick and mortar operation. Targeting your social media posts to a specific area or keyword set ensures that you are only interacting with viable leads. 
There are hundreds of thousands of status updates getting published every minute, so cutting through the clutter has to be a top priority. Start small. Start out familiarizing yourself with tools like search.twitter.com, and you can eventually move on to using a more business-specific tool like CoTweet or Hootsuite.

2. Be Proactive

If you simply assume that “if you tweet, they will come,” you may be waiting for a long time. You need to find out who you should be interacting with and go after those people. Join Facebook Groups, LinkedIn Groups, check out PeerIndex.net lists on your genre, and look at a person’s Twitter Grader score. There are so many tools out there whose sole mission is to make it easier to target your exact customer, so make use of them.


Per conoscere anche gli altri punti puoi continuare la lettura facendo un click su questo link oltre ai commenti, ebooks e webinar.


Fonte: Jeanne Hopkins via Hubspot Blog

lunedì 6 giugno 2011

L'uso dei "social media" nelle campagne foundraising del non-profit

Facendo seguito ad un webinar ecco i punti principali messi sulla carta. Personalmente sono particolarmente interessato in quanto lavoro per una Fondazione non-profit e mi piace poter trovare spunti e suggerimenti da passare agli amici e colleghi che si occupano di foundraising. Come sempre vi auguro una buona lettura.

Last week HubSpot co-sponsored a webinar with BiddingForGood on how non-profit organizations can use social media to drive event registration. We outlined key trends and best practices, as well as several strategic recommendations about which social media efforts should be included in event promotion strategies. Over 700 fundraisers attended. In fact, there was so much Twitter chatter during the webinar that the broadcast team wasn't able to answer all questions live. Here are our answers to the top three questions we received:

1. What are the first steps to getting more of our members to Friend or Like us on Facebook?

Start by optimizing the marketing tactics you currently use most for better Facebook engagement. For example, if you use direct mail a lot, make sure the space near your logo in those mailings has a prominent "Follow Us on Facebook" message. Or, if email is key for you, make sure your organization's signature in those emails includes a call out for your Facebook page. Once those pieces are in place, try kicking off a Facebook contest or a giveaway with your list. Say that "liking" your organization's page will enter them into a drawing to win a prize such as a free ticket to an upcoming event. If that prize comes from a sponsor, have the sponsor share the link on their page, too. Encourage all the members of your team share the link on their personal pages as well.

Also, consider sharing photos or video from an event only on your Facebook page (using its photo album functionality), and invite your list to view them with an email, with the hope being that they'll enjoy the experience of being on your page and "like" you so they don't miss anything in the future.  

2. Do you create a strategic, long-term timeline for your social media event promotion? What would it look like?

Yes, to the extent that you can, absolutely plan out a strategic social media timeline for your event. The beginning of the timeline should be about creating awareness, and the latter half about driving registration. The first things you will need are a separate registration page (so you can track how effective your efforts are), a lot of content that tells the story of your event or cause, and a commitment from team members (or yourself!) to publish that content on an agreed-upon schedule. Your social media efforts will revolve around this content, so publishing these content pieces once or twice a week will be crucial. Starting as far in advance of the event as makes sense (you'll know the registration tendencies of your audience), post links to those blog articles or videos on your social media accounts, and begin creating awareness not only for the cause (stories or videos of past beneficiaries, etc.) but for the event as well (where, when, who is going, etc.). Include a link to the registration page within each post, since quality content will likely result in registration.
As your event gets closer, continue to post awareness content (both new content and links back to old content that performed well), but focus on mixing in more goal-update-type posts, so people know exactly where you currently stand in relation to your fundraising goal. At this point, your persistence will make people aware of your event's date and beneficiaries, so you'll want to concentrate on provoking them to donate or sign up. 

3. If an event's audience is not using social media (e.g. high priced auction items, event tickets), how can social media be useful?

It is completely possible that your audience for a particular event may not be social media power users, but because there will always be at least a small minority who are, make sure you still carve out some resources to promote the event with social media. Having an event or cause that these folks can link to or "like" will mean more exposure for your event, which could help drive registration and/or grow your list for future use.

Also, don't discount what "getting creative" with social media could mean for your event. Do you have a corporate sponsor? Write a blog post about how important that sponsor's role has been in the success of your cause, and ask them to post it on their page. They'll likely jump at the opportunity to showcase their philanthropic side, and that could mean a lot more exposure for you. Or, create profiles of people who have donated, and repeat that same promotion. Another idea, if your event is an auction, could be to create a write-up for an item that will be up for auction and think about ways to get it in front of people that would want it. For example, let's say you have an autographed Tom Brady jersey. How can you get Patriots fans who haven't heard of your organization to start bidding?
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Photo Credit: Ano Lobb


Per poter vedere GRATIS il webinar clicca su questo link

venerdì 3 giugno 2011

Internet = Social. E' questa la causa di uno scarso rendimento lavorativo?

Una nuova ricerca proposta dalla harmon.ie ha coinvolto 515 lavoratori per scoprire come viene utilizzato il tempo durante la giornata lavorativa. Il monitoraggio ha dato risultati interessanti riguardo la quantità di tempo utilizzato per la gestione di tutta la Reste Social alla quale sono collegati.
Un nuovo contributo del Tagliaerbe. Da non perdere.


Lavoro poco? Tutta colpa di Internet (e dei Social)


Un recente studio di harmon.ie, condotto su 515 lavoratori statunitensi in ambito IT, ha messo il luce l’impatto “distrattivo” che Internet e i social media hanno durante la giornata lavorativa.
I risultati sono riassumibili in questa immagine:

Cose che distraggono maggiormente al lavoro



Più in dettaglio:

• La maggioranza (57%) delle interruzioni coinvolge sia gli strumenti di collaborazione che quelli sociali, come email, social network, messaggi testuali e IM, nonché il passare da una finestra all’altra fra vari tool e applicazioni. Il 45% dei dipendenti lavora solo 15 minuti o meno senza essere interrotto, e il 53% perde almeno 1 ora al giorno a causa di distrazioni varie.

• 1 ora al giorno si traduce in 10.375 dollari di produttività persa nel corso dell’anno, ipotizzando uno stipendio medio di 30 dollari l’ora; in pratica costa più del possesso e della manutenzione di un’auto nel corso di anno (almeno in base ai dati dell’AAA, l’Automobile Association of America). Significa che per una azienda con 1.000 dipendenti il costo è superiore a 10 milioni di dollari l’anno, ed è ancora più elevato in termini di impatto negativo su produzione e qualità del lavoro, e relazioni con clienti e colleghi.

• La dipendenza sempre più comune nei confronti di attività basate sul web – che gli psicologi chiamano “online compulsive disorder” – è diffusa in tutti i luoghi di lavoro. Per esempio, 2 persone su 3 preferiscono di gran lunga comunicare digitalmente piuttosto che incontrarsi faccia a faccia. La dipendenza fa parte anche della vita privata delle persone: la maggior parte degli under 40 si connette digitalmente dal letto, e il 44% degli under 30 si connette quando è al cinema.

• 2/3 delle aziende e degli utenti tecnologici stanno cercando strumenti e strategie per ridurre al minimo le distrazioni digitali, mostrando che c’è comprensione circa la necessità di ripristinare la produttività persa a causa di un cattivo uso di queste nuove tecnologie.

• L’uso contemporaneo di applicazioni/finestre/schede/elementi sul desktop contribuisce alla distrazione, insieme all’utilizzo di più dispositivi allo stesso tempo. Il 45% degli intervistati tiene almeno 6 elementi aperti simultaneamente, e il 65% dice di usare da 1 a 3 dispositivi fissi o mobili contemporaneamente, in aggiunta al computer principale.

• E’ infine disponibile anche un’infografica che sintetizza tutti i dati dello studio:

Infografica del Distraction Survey Results di harmon.ie

Captologia: tecnologia e psicologia unite al servizio della pace nell’era dei social media.

Articolo estremamente interessante che unisce diverse discipline e tocca anche il marketing e i social media. Corredato di video è certamente utile conoscerne i contenuti. Buona lettura.

Captologia: tecnologia e psicologia unite al servizio della pace nell’era dei social media.


Fonte: Josè Gragnaniello - Socialmediamarketing.it

La persuasione attuata dalla tecnologia è qualcosa di cui forse neanche ci rendiamo conto, attività che diventano routine quotidiana sono evidentemente frutto di questa persuasione ed anche le nostre azioni sui social media hanno un movente “captologico”.
Marco Bi, laureato in psicologia della comunicazione alla Bicocca di Milano si è preso il nobile incarico di introdurci alla Captologia ed ai pericoli e le potenzialità che questa materia può avere.

Ci siamo! La riunione più importante della tua carriera è arrivata. E la sveglia non ha suonato.
Fai una doccia rapidissima, ti vesti in tempo record, per la colazione non c’è tempo, prendi i documenti
più importanti e ti tuffi in macchina. Appena partito senti quel suono ripetitivo e sai esattamente cosa vuol dire, allora ti metti la cintura di sicurezza sapendo che potrebbe salvarti la vita.
Questo è il fatto, la tua macchina ti ha convinto a fare qualcosa! Sono molte le macchine con cui ci confrontiamo ogni giorno e molte di queste possono persuaderti a fare qualcosa. Questa è l’idea che sta dietro allacaptologia, una scienza nata negli anni novanta che studia il rapporto tra tecnologia interattiva e persuasione.
Il suo ideatore B.J. Fogg, docente di Persuasive Technology alla Stanford University, ha coniato il termine unendo l’acronimo “Computers As Persuasive Technologies” con il latino “captum” (“preso” ndr).
Questa materia tratta la progettazione, la ricerca e l’analisi di computers con una forte natura interattiva, studiando il modo in cui reagisce l’utente, trattandolo non solo come semplici strumenti ma anche come media e attori sociali. Così facendo si scoprono le peculiarità che una macchina deve avere per influenzarne il comportamento, caratteristiche che verranno tenute in considerazione per lo sviluppo delle versioni successive.
Oltre al contributo della Computer Technology c’è quello della psicologia.
Il più importante è il “rinforzo positivo” ovvero il premio che ottiene un soggetto quando compie un comportamento che vogliamo ripeta. Questo piccolo guadagno scatena nell’utente una gratificazione che verrà successivamente cercata di nuovo ripetendo il comportamento che l’ha provocata la prima volta.
In realtà la captologia non si esaurisce in questo, infatti B.J. Fogg analizza anche aspetti meno tecnici e più motivazionali che la tecnologia sotto esame deve avere come credibilità, autorevolezza e simpatia cercando di fornire indicazioni per far si che la tecnologia abbia una maggiore possibilità di persuadere.
Nel caso dei social network il fatto che le informazioni derivino da account di persone reali che conosciamo, e spesso stimiamo o di cui ci fidiamo, fa si che vengano considerate molto più di altre derivanti da fonti incerte e con meno credibilità.
Osservare questa scienza, alla luce del mare di tecnologie in cui noi tutti siamo immersi al giorno d’oggi, ci fa capire quanto possa essere cruciale questa disciplina per chi si occupa di comunicazione e pubblicità. Si pensi al Web 2.0, alle migliaia di interfacce che utilizziamo quotidianamente, ai social network e ai cellulari, sempre più dei computers portatili che, entro 10 o 15 anni secondo lo scienziato, diventeranno il principale strumento di persuasione.
Tutti i concetti della captologia possono essere applicati anche ai social media essendo essi delle “macchine” con le quali le persone interagiscono.
Per far si che ciò avvenga ci vogliono tre condizioni:
  • una motivazione che spinga l’utente,
  • la capacità di agire (se nessuno sa come condividere un elemento su Facebook nessuno lo farà),
  • la possibilità di mettere in atto il comportamento tipicamente rappresentata dalla presenza di bottoni che permettano il compiersi dell’azione.
Una volta creata questa situazione il gioco è fatto. La vera difficoltà risiede nel creare queste tre condizioni: infatti se abbiamo bisogno di diffondere un idea su un social network dobbiamo fornire una motivazione valida che scateni spontaneamente nelle persone il desiderio di farsi portavoce dell’idea stessa magari facendo si che essi guadagnino in reputazione per aver appoggiato un pensiero vincente o quantomeno allettante, dobbiamo fare in modo che la piattaforma permetta questa diffusione progettandola inserendo gli strumenti necessari ed eliminando le possibili “barriere architettoniche” in modo che il pensiero possa essere condiviso facilmente (semplificando ci vogliono il bottone condividi, la possibilità di taggare o mandare messaggi, ecc…). Infine, bisogna far si che gli utenti imparino a usare le tecnologie necessarie disegnandole in modo da avere un uso marcatamente intuitivo.
La credibilità della fonte dell’informazione e la natura autoreferenziale di questi sistemi faranno il resto. Le applicazioni della captologia sono infinite, vanno dalla correzione di comportamenti dannosi e al miglioramento delle interfacce fino alla pubblicità e l’orientamento dei comportamenti di consumo. Come sempre quando si ha a che fare con i processi persuasivi il marketing ne approfitta e, ovviamente, ci si confronta con delle questioni etiche non di poco conto.
La captologia, facendo leva su meccanismi iperappresi e fortemente interiorizzati, ha un potere pericoloso in quanto può guidare le scelte delle persone in maniera più o meno inconscia alterando, se non limitando, la libertà dei soggetti.
A queste problematiche B.J. Fogg risponde, secondo alcuni in modo ingenuo, affidandosi all’innata bontà dell’uomo, contando sul fatto che ognuno di noi è regolato da un insieme di valori che non gli consentiranno di sfruttare questi meccanismi per scopi ingiusti, e afferma che bastano poche conoscenze, che devono essere accessibili a tutti, per tutelarsi da questo potere.
Lo scienziato non solo ridimensiona il pericolo della sua scienza ma ne sottolinea il valore positivo affermando che questa, unita alla diffusione di tecnologie interattive e all’indole buona dell’uomo, possa portare alla pace nel mondo entro i prossimi trent’anni. Questo nobile pensiero, per la prima volta nella storia delle utopie, è bastato su principi scientifici piuttosto che le semplici buone intenzioni e per questo vale la pena dargli tanto credito quanto ne daremmo alle conquiste della nostra cultura.

giovedì 26 maggio 2011

5 a 2 ovvero cinque nuovi posti per 2 cancellati. Questo è Internet

Riprendo un articolo apparso su Il Corriere della Sera del 24.05.2011 a firma Massimo Sideri e rilanciato in Rete da tanti altri appassionati. Nella speranza di non annoiarvi vi lascio alla lettura di questo pezzo.

Un risultato l’e-G8 parigino lo ha già portato a casa: per la prima volta, grazie a uno studio commissionato a McKinsey che sarà reso pubblico oggi e che il Corriere ha potuto analizzare in anticipo, è stato misurato l’impatto di internet sul Prodotto interno lordo globale. Considerando gli otto Grandi oltre a Cina, India, Brasile, Svezia e Corea del Sud (pari al 70%circa dell’economia mondiale), internet ha prodotto nel 2009 1.376 miliardi di dollari, pari al 3,4%del Pil dei 13 Paesi. Utilizzando inoltre le stime di penetrazione del digitale anche nel resto del mondo il risultato sale a 1.672 miliardi (2,9%della ricchezza mondiale prodotta nello stesso anno). «La consideriamo un’importante quantificazione di quanto pesi internet guardando insieme ai consumi privati, agli investimenti privati, alla spesa pubblica e alla bilancia commerciale» spiega Guido Frisiani, direttore McKinsey ed esperto di internet e media per il Mediterraneo. Il risultato più sorprendente è quello della Svezia, un caso scuola che i rappresentanti del settore pubblico e del settore privato italiani dovrebbero andare a studiare da vicino. Il paese scandinavo con il 6,3%del Pil digitale nel 2009, pur non avendo aziende come Google, Apple o Microsoft, ha superato di gran lunga il 3,8%degli Usa. Stoccolma 1, Silicon Valley 0. L’Italia, di contro, non brilla con un 1,7%. Il gap rimane ampio. Nel G8 solo la Russia fa peggio. La Svezia è importante perché il risultato è stato ottenuto grazie al contributo pubblico. «Il fenomeno svedese — spiega Frisiani — è stato catalizzato dallo Stato ma non in termini di spesa (solo il 10%del 6,3%è stato spinto dalla spesa pubblica, con un peso percentualmente inferiore al 17%sul totale della voce pubblica italiana, ndr). Il governo ha saputo spingere internet portandolo nelle scuole, insegnando l’economia digitale alle aziende con meno di dieci dipendenti, costruendo una broadband capillare. Anche i servizi di e-government sono stati importanti» , ma il punto è che non si tratta di fare pagare Pantalone. Tra i risultati ottenuti grazie alle 4.800 interviste fatte in Europa, ce ne sono almeno due che sfatano dei miti importanti: è vero che l’economia digitale sta distruggendo posti di lavoro? No: per la prima volta McKinsey è riuscita a misurare l’impatto netto del conflitto in atto tra vecchie e nuove forze dell’industria. Per ogni posto di lavoro effettivamente perso Internet ne produce 2,5. Cinque posti nuovi per ogni due persi. È il dilemma della Emi: alla crisi della musica tradizionale fa da contraltare la creazione di nuovi posti di lavoro sempre nella musica ma in altre società come la Apple. «Non è un passaggio privo di ripercussioni sociali, ma il saldo netto è positivo» conclude Frisiani. Altro mito da smontare: il web produce ricchezza per i player della Silicon Valley e dell’information technology in generale. Anche qui i numeri sono altri: solo un quarto di questa ricchezza digitale attiene al settore. Mentre i tre quarti riguardano quelli tradizionali. Un dato confermato, da un diverso punto di vista, anche dal fatto che le piccole e medie aziende che hanno creduto nel web hanno raddoppiato la crescita. Micro-investimenti che ripagano gli imprenditori più dinamici, perché internet è soprattutto una
questione di mentalità e cultura.





Fonte: Massimo Sideri - Corriere della Sera del 24.05.2011

mercoledì 25 maggio 2011

Le aziende (e i loro marchi) sui social media: una "love story" appena iniziata

«Fisicamente c'è ancora distanza, ma c'è grande consapevolezza delle potenzialità del mezzo e grande apertura al suo utilizzo». In modo sintetico, lo stato di relazione fra i social media e le aziende è così che lo vede Luca Belloni, amministratore delegato di Millward Brown in Italia. L'occasione per parlare di quanto Facebook e simili (diari digitali e blog compresi) possono influenzare la percezione di un marchio dei consumatori che frequentano attivamente i nuovi strumenti di comunicazione digitali è arrivata in occasione della presentazione, avvenuta stasera a Milano, di un'indagine qualitativa che la società che misura periodicamente i marchi più popolari del pianeta ha realizzato in collaborazione con Firefly in 15 paesi (Italia compresa) nei cinque continenti.

Lo scopo dello studio, intitolato non a caso «The Language of Love in Social Media», era quello di individuare le dinamiche che descrivono come gli utenti del Web 2.0 vivono la presenza dei brand nei social media e come gli stessi brand si dimostrano più o meno sensibili nel recepire i dettami del nuovo universo di relazione per milioni e milioni di individui. Qual è dunque lo stato di salute del rapporto fra consumatori e aziende? Si può parlare realisticamente di fidanzamento consolidato o siamo ancora nella fase iniziale del corteggiamento? A queste domande, Belloni ha risposto al Sole24ore.com parlando innanzitutto di un «rapporto che si potrebbe definire ancora di attesa e di prudenza. E non solo in Italia ma anche nei Paesi tradizionalmente più ricettivi per le nuove tecnologie online, come Regno Unito e Stati Uniti».

Le aziende, in poche parole, stanno iniziando solo ora a considerare seriamente il fenomeno e l'attendismo di cui sopra non è associabile al rischio che i social media possano rivelarsi una meteora. L'esempio in tal senso citato da Belloni è esplicito: «Second Life è stato un grande fenomeno digitale ma è durato poco, è passato velocemente di moda. Lo zoccolo duro di questi strumenti, il fattore che li rende una realtà duratura è nel numero di consumatori che li utilizzano. Ed è un fattore che abbatte il rischio di una nuova bolla in stile net economy».

Rimarcata quindi la natura di media destinato a trovare sempre più proseliti e popolarità in futuro, il manager di Millward Brown ha messo in evidenza un altro aspetto non secondario della questione, che spiega in parte perché le interazioni tra brand e consumatori innescate e vissute all'interno dell'universo social vadano immaginate come una relazione analoga al processo che porta allo stabilirsi di un legame affettivo. "La complessità del mezzo – ha detto infatti Belloni – non va assolutamente sottovalutata: non ci sono regole chiare per l'utilizzo infallibile di questi media a supporto del business aziendale. Siamo ancora in una fase in via di definizione, in cui è prematuro parlare di vere e proprie linee guida". In altre parole gli strumenti ci sono, possono portare a risultati importanti (in termini di visibilità, brand awarness se non addirittura vendite) ma vanno anche impiegati in modo congruo rispetto agli obiettivi di marketing dell'azienda, e per questo servono competenze dedicate e strutture organizzate in modo adeguato.

E l'impatto dei social media sulla percezione del marchio fra i consumatori? Secondo Belloni è già elevato ("quanto da 1 a 10? Diciamo 8") anche se la televisione esercita ancora oggi, un'incidenza in valori assoluti ancora nettamente superiore, in quanto strumento di comunicazione di massa radicato, in Italia in modo particolare, e consolidato per i grandi spender pubblicitari. «Per alcune fasce di utenza, però, i social media sono il canale di comunicazione e di informazione digitale per eccellenza e di questo aspetto le aziende non possono non tenerne conto. È preferibile che un'azienda vada sui social media perché l'ha deciso in proprio e non perché ce l'hanno portata, in un'accezione negativa, i consumatori. Che possono diventare difficilmente controllabili. L'importante – ha sottolineato ancora il concetto Belloni – è sviluppare azioni che abbiano precise finalità e votate a generare nuove opportunità di business. È una questione di approccio, di metodo finalizzato a far interagire i consumatori e trasformarne la presenza nei social media in comportamenti d'acquisto. Qualche esempio? Aprire una pagina su Facebook e tramite questa veicolare una campagna legata a una particolare promozione, vedi un'applicazione gratuita per lo smartphone, che presuppone una minima profilazione dei consumatori».

Sebbene, per quanto riguarda l'Italia, si può parlare di un atteggiamento in linea generale propositivo al tema, l'approccio delle aziende verso i social media non è però scevro da incoerenze anche evidenti, che hanno fare per esempio con la libertà d'uso di Facebook e degli altri social network negli orari d'ufficio. Non è fantascienza il fatto che i responsabili It della tal grande azienda proibiscano l'uso di questi servizi agli addetti e la stessa azienda si sia attivata per sfruttare questo canale per stringere il rapporto di interazione con la propria clientela. «Vi sono ancora ostacoli culturali da superare – questa la conclusione di Belloni – che credo si possano risolvere in tempi e modi relativamente veloci. Cosa succederà da qui a un anno? Saranno moltiplicati i casi di successo e anche i flop e registreremo in generale un atteggiamento verso i social media più professionale e consapevole».

di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com via www.mymarketing.it

lunedì 23 maggio 2011

Facebook. Promozione e fundraising per le non-profit, quali strategie?

Come utilizzare al meglio le potenzialità di Facebook? Certamente i grandi brand stanno ponendo molta più attenzione ai Social Media sia per la creazione di contatti "caldi" sia come passaggio per fidelizzare il pubblico attraverso concorsi e contest.
Tutte queste potenzialità possono, e devono, essere utilizzate al meglio anche per una realtà che fa del volontariato e il dono la propria ragione ovvero il non-profit comunemente detto Terzo Settore.
Riuscire ad organizzare opportune campagne promozionali coinvolgendo al meglio il popolo della Rete permette di far conoscere la propria mission oltre che aprirsi un gran numero di porte per le donazioni, tanto importanti per la sopravvivenza della struttura.
Un grande stimolo per i fundraiser e per coloro che fanno della comunicazione attraverso i social media il loro lavoro.


Alla fine di questo post potrete scaricare gratuitamente l'eBook che lo ha ispirato e iniziare a conoscere quali meccanismi siano più idonei per creare campagne per il non-profit e come poter consigliare la gestione di pagine e profili su Facebook.


Buona lettura.



Facebook is best known for its ability to connect people. It's starting to get better known (at least in the marketing circles we frequent!) for connecting people to brands and driving lead generation. But where Facebook is really coming into its own is through fundraising and its ability to help non-profit organizations both expand their audiences as well as build stronger connections between their cause and their supporters.
Because generating interest and connecting with its entire support community is critical to a non-profit's success, having an end-to-end promotional strategy that includes Facebook is mission-critical to meeting your cause's financial goals. Whether you're a Facebook vet or are just getting started, here are three Facebook tactics that should be front and center for your non-profit marketing team.

1. Use Status Updates to Be Persistent and Engaging

Fundraisers know that persistence is key to any effective promotional strategy. And where you've had to spend money on direct mail and email marketing in the past, Facebook allows you to be almost "undetectably persistent" for free. Assume that Facebook users not only want to know about the "parties" you're throwing but also the history of your organization, current projects, staff members, notable donors, beneficiaries of your hard work -- the list could go on and on. Use status updates on Facebook to post videos, share links to blog posts, upload photo albums, or publish daily sentence or two descriptions of what your team is working on. People who have 'Liked' your Page will see your posts in their News Feeds. Instead of "last chance" mailings that feel like attendance Hail Mary's, regularly share information about your organization, and stay top of mind with potential donors.

2. Use Events to Drive Awareness

Creating a Facebook event on your Page needs to be as second nature as booking the function space for your fundraising event. Upon creation, you'll be able to invite all your Fans directly through Facebook, as well as invite others through a basic email function. These events will then appear on the right-hand side of your Page until the date of your event has passed. And because there is no way (at least not yet) for a person to prevent others from seeing which events they are attending, each RSVP to your event will be reflected in the attendee's News Feed and viewable by that entire person's friends list. Facebook also systematically reminds users of invitations to which they have no yet committed (in one way or the other). If you do a good job of making your events social and fun and can reflect that with good copywriting, then each "YES, I'M GOING" could mean you're snagging the interest of others and pumping attendance well past the number of your mailing list.

3. Use Apps to Publicly Track Your Goals

When it comes to fundraising, the only thing more effective than telling people you need their help is showing them you need their help. By using third party developers like Causes, your non-profit can display thermometers prominently and take donations right on your Page. Timely updates pointing to your progress will give your goal visibility and encourage donations.
What is your non-profit doing on Facebook to promote its fundraising goals?

Photo credit Dave Rutt

Per scaricare la copia gratuita dell'eBook clicca qui